Descrizione
Vitigno 100% Grillo Origine del Vitigno Il Grillo è un vitigno a bacca bianca diffuso soprattutto nella Sicilia occidentale. L’origine probabile risiede in quello che scriveva nel 1874 il barone Mendola: “seme di Catarratto bianco fecondato artificialmente con Zibibbo nella fioritura del 1869 nel mio vigneto Piana dei Peri presso Favara […]”. Lo stesso scriveva anche nel 1904: “ibridai il Cataratto comune di Sicilia […] collo Zibibbo, per potere fabbricare un Marsala più aromatico”. Il Grillo ha avuto una rapida espansione in Sicilia: dall’iniziale zona di Marsala si è diffuso nelle altre province fino ad occupare, intorno agli anni ‘30, il 60% della superficie vitata dell’intera isola. Il Grillo è capace di dare vini di alta gradazione alcolica ed ha la vocazione di essere particolarmente predisposto all’invecchiamento. Il migliore Marsala è ottenuto vinificando il Grillo. Forma di Allevamento Alberello e Guyot. Densità piante ettaro da 3300 a 5000. Terreno e Altitudine Comune di Salemi a 446 m s.l.m. dove da millenni la vite ed il vino sono stati elementi caratterizzanti del territorio. Il territorio collinare e le proprietà del suolo calcareo o tufaceo unite alle condizioni climatiche creano le condizioni ideali per la coltivazione della vite. Tipo di Conduzione Agricola Biodinamica con certificazione DEMETER. La coltivazione biodinamica è importante p er la vita microbiologica del terreno che è fondamentale nella fermentazione spontanea del vino biodinamico. In agricoltura convenzionale l’uso di fungicidi indeboliscono le popolazioni di lieviti e rendono molto difficile la fermentazione spontanea. La biodinamica restituisce al vino il luogo di origine, definito dai francesi come “Terroir” (territorialità). Vinificazione LA FERMENTAZIONE SPONTANEA Per millenni le fermentazioni si sono svolte in maniera spontanea innescate dai lieviti presenti in natura i cosiddetti lieviti indigeni o autoctoni o selvaggi, diversi da zona a zona capaci di trasmettere al vino le caratteristiche uniche del luogo e dall’annata. COSA HA UCCISO LA FERMENTAZIONE SPONTANEA? Le fermentazioni spontanee, legate ai lieviti selvaggi, sono andate in difficoltà con la diffusione dei pesticidi, fertilizzanti chimici e dei diserbanti nei primi anni ’60 che hanno annientato la vita microbiologica dei nostri vigneti, costringendo a ricorrere ai lieviti selezionati per l’avvio della fermentazione. Solo con un’agricoltura attenta e pulita, frutto della relazione sinergica con la natura, si potranno portare in cantina uve sane e microbiologicamente “vive”, capaci quindi di affrontare una fermentazione spontanea e processo di vinificazione privo di forzature e costrizioni, per una vera espressione del terroir. Fondamentale per il successo di una fermentazione spontanea è anche che la tecnica di vinificazione sia rispettosa della vita microbica: l’aggiunta dei solfiti sull’uva o nei mosti uccide la microflora dell’uva (lieviti) e compromette la fermentazione. Questa è la ragione per cui la fermentazione spontanea può essere condotta solo senza aggiunti di solfiti mentre in convenzionale l’uso dei lieviti industriali tolleranti ai solfiti permette di fermentare anche con l’aggiunta di solfiti. TERROIR E LA BIOGEOGRAFIA MICROBICA I vini biodinamici legano la loro complessità alla fermentazione spontanea dove nella prima fase della fermentazione i lieviti apiculati impartiscono al vino l’impronta digitale del terroir microbico attraverso profili organolettici unici. Nella fermentazione convenzionale ai lieviti apiculati non viene permesso di esprimersi in quanto vengono eliminati con i solfiti e con la forte colonizzazione dei lieviti industriali aggiunti. STABILIZZAZIONE TARTARICA NATURALE Trovare nella bottiglia piccoli cristalli (tartrati) significa che “il vino ha sentito freddo” e che ha rilasciato delle innocue precipitazioni naturali. Nel vino biodinamico non sono ammessi trattamenti fisici (refrigerazione), chimici (aggiunta di carbossi-metil-cellulosa, acido meta-tartarico, gomme arabiche e altro) e viene utilizzato solo freddo invernale come elemento di stabilizzazione tartarica. La tecnica convenzionale di stabilizzazione tartarica prevede che il vino prima di andare in bottiglia deve essere portato da temperatura ambiente a – 6/-7 °C circa e mantenuto a questa temperatura per alcuni giorni (6-7). La tecnica di stabilizzazione tartarica convenzionale, soprattutto nel periodo estivo, porta a un notevole consumo energetico. Un vero peccato questo enorme consumo di energia per evitare la presenza di qualche milligrammo di innocui cristalli di tartrato. LIMITI DEI SOLFITI Limite del vino biodinamico Demeter = vino bianco max 90 mg/lt FILTRAZIONE Non ammessa la filtrazione sterile. AFFINAMENTO Vasche di cemento e bottiglia. Caratteristiche sensoriali SCHEDA ORGANOLETTICA Colore: giallo paglierino carico. Profumo: profumi fruttati e agrumati con le note floreali di fiori di campo e zagara. Sapore: palato fresco, ben strutturato con un finale piacevole, leggermente sapido e minerale. ABBINAMENTO GASTRONOMICO Si abbina ad antipasti di pesce e molluschi, a primi piatti con condimenti di pesce e verdure, a secondi di pesce e crostacei. SERVIRE A 10-12°C